Chi entra nella struttura di Intra per le cure palliative deve sentirsi accolto e serve una grande capacità di ascolto.
“Angeli dell’hospice”: 10 anni di impegno.
E neppure il Covid ha fermato i volontari.
La presidente ci racconta la storia della onlus.
La cura di sé non è solo un concetto filosofico del mondo greco; è una pratica da affermare nella medicina, da trasmettere a coloro che soffrono, a quanti vivono e operano accanto a chi soffre.
La cura di sé è anche cura degli altri.
Parlare di cure palliative significa parlare di rispetto per la vita, prendersi cura di tutte le gravi patologie e considerare il morire come un processo naturale, saper fornire un’assistenza globale, sanitaria, socio-assistenziale. psicologica e spirituale.
Silvana Ferrari da anni divide la sua giornata tra la farmacia dell’ospedale Castelli e il servizio fra gli “Angeli dell’hospice”.
Da sei anni è presidente. Coordina l’attività dei volontari, la formazione, le attività interne ed esterne all’hospice San Rocco a Intra, il lavoro di coordinamento con medici e psicologi.
Per la raccolta fondi un pilastro fondamentale è la Fondazione comunitaria del Vco.
Ma i rivoli devono essere tanti.
Il principale sostegno viene dalla motivazione dei volontari, dei donatori grandi e piccoli, come dai parenti di alcuni pazienti grati per l’aiuto ricevuto.
Con una pacatezza encomiabile ci parla della storia di questa onlus mai rimasta chiusa fra le mura di un ex ospedale.
«L’associazione è nata nel 2010. Ci abbiamo messo un po’ di anni a far capire la differenza fra hospice e San Rocco. Dobbiamo essere chiari su un punto: le cure palliative si devono svolgere fin dove è possibile presso il domicilio del paziente. L’hospice è il luogo dove i malati vengono accolti temporaneamente o definitivamente se non possono esser assistiti a casa loro, per le condizioni cliniche o l’impossibilità dei familiari a garantire l’assistenza.
Grazie al 5xl00O, alle donazioni, alla raccolta di fondi, spettacoli, cene, abbiamo sostenuto l’acquisto di letti tecnologici, arredi e tende, di una Fiat Panda per i medici palliativisti.
La formazione dei volontari, il servizio psicologico per i pazienti ed i loro familiari.
Poi abbiamo l’attività di arte e pet terapia.
Chi entra all’hospice deve sentirsi accolto, può scegliere di consumare i pasti secondo l’orario più opportuno.
La formazione dei volontari e l’attività esterna degli psicologi è coordinata dalla dottoressa Francesca Oliva».
Cosa viene chiesto ai volontari?
«Soprattutto d’avere una grande capacità di ascolto. Ci sono giovani e meno giovani, persone che possono mettere a disposizione un giorno la settimana, pensionati. Quest’anno abbiamo avuto problemi per la raccolta fondi, ma garantiamo una presenza di l2-13 persone. Il nostro zoccolo duro, Per i volontari servono sei mesi di formazione, ma posso dire che la loro esperienza richiede una formazione continua».
E’ un pomeriggio d’agosto.
All’hospice, oltre il ponte sul San Giovanni, non è ancora tempo di bilanci.
Se l’attività ha avuto una battuta d’arresto nei primi mesi dell’anno ora va riprogrammata.
La solidarietà non va in vacanza, ed e una pianta che non ama essere collocata fra poche pareti.
Fausto Reschigna