Chi entra nella struttura di Intra per le cure palliative deve sentirsi accolto e serve una grande capacità di ascolto.
“Angeli dell’hospice”: 10 anni di impegno.
E neppure il Covid ha fermato i volontari.
La presidente ci racconta la storia della onlus.
La cura di sé non è solo un concetto filosofico del mondo greco; è una pratica da affermare nella medicina, da trasmettere a coloro che soffrono, a quanti vivono e operano accanto a chi soffre.
La cura di sé è anche cura degli altri.
Parlare di cure palliative significa parlare di rispetto per la vita, prendersi cura di tutte le gravi patologie e considerare il morire come un processo naturale, saper fornire un’assistenza globale, sanitaria, socio-assistenziale. psicologica e spirituale.
Silvana Ferrari da anni divide la sua giornata tra la farmacia dell’ospedale Castelli e il servizio fra gli “Angeli dell’hospice”.
Da sei anni è presidente. Coordina l’attività dei volontari, la formazione, le attività interne ed esterne all’hospice San Rocco a Intra, il lavoro di coordinamento con medici e psicologi.
Per la raccolta fondi un pilastro fondamentale è la Fondazione comunitaria del Vco.
Ma i rivoli devono essere tanti.
Il principale sostegno viene dalla motivazione dei volontari, dei donatori grandi e piccoli, come dai parenti di alcuni pazienti grati per l’aiuto ricevuto.
![silvana ferrari angeli hospice](https://www.angelihospicevco.com/wp-content/uploads/2021/01/eco1.jpg)
Con una pacatezza encomiabile ci parla della storia di questa onlus mai rimasta chiusa fra le mura di un ex ospedale.
«L’associazione è nata nel 2010. Ci abbiamo messo un po’ di anni a far capire la differenza fra hospice e San Rocco. Dobbiamo essere chiari su un punto: le cure palliative si devono svolgere fin dove è possibile presso il domicilio del paziente. L’hospice è il luogo dove i malati vengono accolti temporaneamente o definitivamente se non possono esser assistiti a casa loro, per le condizioni cliniche o l’impossibilità dei familiari a garantire l’assistenza.
Grazie al 5xl00O, alle donazioni, alla raccolta di fondi, spettacoli, cene, abbiamo sostenuto l’acquisto di letti tecnologici, arredi e tende, di una Fiat Panda per i medici palliativisti.
La formazione dei volontari, il servizio psicologico per i pazienti ed i loro familiari.
Poi abbiamo l’attività di arte e pet terapia.
Chi entra all’hospice deve sentirsi accolto, può scegliere di consumare i pasti secondo l’orario più opportuno.
La formazione dei volontari e l’attività esterna degli psicologi è coordinata dalla dottoressa Francesca Oliva».
Cosa viene chiesto ai volontari?
«Soprattutto d’avere una grande capacità di ascolto. Ci sono giovani e meno giovani, persone che possono mettere a disposizione un giorno la settimana, pensionati. Quest’anno abbiamo avuto problemi per la raccolta fondi, ma garantiamo una presenza di l2-13 persone. Il nostro zoccolo duro, Per i volontari servono sei mesi di formazione, ma posso dire che la loro esperienza richiede una formazione continua».
E’ un pomeriggio d’agosto.
All’hospice, oltre il ponte sul San Giovanni, non è ancora tempo di bilanci.
Se l’attività ha avuto una battuta d’arresto nei primi mesi dell’anno ora va riprogrammata.
La solidarietà non va in vacanza, ed e una pianta che non ama essere collocata fra poche pareti.
Fausto Reschigna